Alà dei Sardi
Alà dei sardi è un paese del Montacuto. Amministrativamente fa parte della provincia Olbia-Tempio. Ha poco meno di 2000 abitanti (alaesi) e si estende sull'altopiano omonimo, a 665 metri s.l.m. Il territorio alaese è stato densamente abitato fin dall'antichità, e rappresentava il centro di quel territorio dominio incontrastato dei più aggressivi e feroci oppositori alla dominazione romana nell'isola, i Bàlares, i quali - assieme agli Iliesi e agli eroi della mitologia sarda Ampsicora e Josto - riuscirono per parecchi decenni a contrastare l'avanzata degli antichi Romani nell'entroterra sardo. Si trovano in zone strategiche resti di villaggi nuragici collegati visivamente l'uno con l'altro, a Sos Nurattolos, a S'orijale, a Kidade, a Sos Sonorcolos, a Boddò, a Lathari, a Su Pedrighinosu (anticamente chiamato Balare), a Intr'e Serra, a Malacarrucca, a Dolifichima e così via.
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Dovunque nel territorio si possono trovare nuraghi, pozzi sacri, tombe dei giganti, dolmen, alcuni unici nel loro genere. Il paese moderno è nato attorno al 1600, grazie all'aggregarsi dei numerosi pastori sparsi nei "cuiles" circostanti attorno alla chiesa di Santa Maria, costruita appunto nel 1619. Nel 1823 passa ad Alà il conte Alberto La Marmora diretto a Nuoro, e con sè ha l'ordine del re d'Italia di avere in consegna cavalli freschi per proseguire verso la Barbagia. Il sindaco di Alà rifiutò di consegnare i cavalli e dichiarò per contro che avrebbe protestato formalmente presso il governo di Madrid, credendo di essere ancora sotto la dominazione spagnola, finita invece più di un secolo e mezzo prima. Accanto ai settori tradizionali della pastorizia e dell' agricoltura si sono sviluppati oggi comparti artigiani legati alla lavorazione della pietra da campo per usi edili, alla lavorazione del sughero alaese che è tra i migliori al mondo per qualità, all'edilizia residenziale. In quest'ultimo settore gli operatori alaesi sono gli eredi della vecchia scuola edile di Alà, che già nel '700 veniva apprezzata in Gallura, nelle valli di Olevà e in tutto il Montacuto. Nonostante questa repentina modernizzazione, il paese ha saputo conservare le proprie peculiarità e le tradizioni secolari. A partire dalla lingua: il logudorese di Alà è ancora ben vivo e parlato da tutti gli strati della società, al contrario di ciò che accade un po' in tutti i paesi sardi.